Il coperto al ristorante

coperto al ristoranteIl coperto o meglio il suo costo in un ristorante della zona mi ha dato l’ispirazione a scrivere un post che va oltre ciò che di solito pubblico su questo blog ma che sicuramente se analizzato in tutte le componenti è un fattore di importanza fondamentale almeno a livello comunicativo e d’immagine.

Orbene come poc’ anzi scrivevo, dopo aver consumato una cena mi sono portato alla cassa per pagare e con mio sommo dispiacere notavo che alla voce coperto vi erano ben 4 euro ovvero sia quasi l’8% del totale. Non che abbia mangiato male anzi …però su una tovaglia di carta con tovaglioli di carta e con un cestino di pane e soprattutto nell’angolo alle mie spalle ad altezza schiena grandi ragnatele con ragni inclusi la cosa mi sembrava…anzi mi sembra ancora abbastanza esagerata.

Ma vediamo nel dettaglio cosa è il coperto:

La parola coperto indica, nell’apparecchiatura della tavola, lo spazio con tutti gli oggetti che vengono predisposti per un singolo commensale. Il coperto è legato agli usi dei vari paesi e alle tipologie di cibi che vengono serviti, può variare molto anche all’interno di una stessa cultura culinaria se casalingo, per la ristorazione o per pasti formali ed eleganti.

Comprende le stoviglie, le posate, i bicchieri, la tovaglia, il tovagliolo e, nel caso di apparecchiature formali, molti altri pezzi.

Nella ristorazione il coperto comprende inoltre la tipologia qualitativa del servizio reso, la particolarità del ristorante stesso, la professionalità del personale e gli ulteriori servizi non quantificati nel conto.

Il pagamento del coperto nei ristoranti nacque nel Medioevo quando molte persone usufruivano delle locande per consumare il proprio cibo, soprattutto nella stagione fredda e nelle giornate di cattivo tempo. L’oste pertanto, non potendo a questi vendere il suo cibo, faceva pagare il servizio per il posto coperto (da cui appunto prende il nome) e, spesso, per l’utilizzo di posate e piatto. (Fonte Wikipedia)

Pur trattandosi di un addebito che può sembrare pretestuoso, nessuna norma lo vieta e, in via generale, l’unica condizione imprescindibile è che sia specificato nel listino prezzi. La questione è rimessa alle norme locali, che sono diverse, nel senso che qualche Regione o amministrazione comunale se ne è occupata e altre non hanno regolarizzato la materia.

Ora credo che in un’italietta come la nostra dove pare che i furbi abbiano sempre la meglio ed a pagare siano sempre i buoni onesti ritengo che qualsiasi locale che voglia avere un’immagine ma che la voglia pure curare al di là di questi giochetti da ..taverna del medioevo, debba esporre non tanto il prezzo del coperto ma indicare se il servizio è compreso o meno nel costo dei vari menù. L’’immagine di onestà spesso e volentieri premia molto di più di tante costose campagne mediatiche anche perché ricordiamoci sempre che il passaparola e il buzz (il brusio che si fa attorno ad un argomento) sono il fondamento della comunicazione.

Il servizio infatti negli altri stati impone una percentuale che va tra il 10 ed il 20% del consumato.

Ecco quindi che secondo me occorre sensibilizzare i pubblici esercizi e spronarli a corsi di formazione dove attraverso strategie di marketing più appaganti gli utenti venga tolta questa voce tanto controversa ed odiata dai consumatori come il “coperto “.

Il post perciò non era fuori luogo in quanto parliamo di formazione  e di strategie di marketing a cui anche la ristorazione ed il beverage devono adeguarsi per risultare competitivi e togliore quella parvenza tutta italiana di fregatura o meglio di, detta alla romana, “sola” che accompagna i nostri ristoranti e le nostre trattorie. La cultura del cibo inizia anche da questo.

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